Self-care, Fip: «Farmacisti essenziali per educare all’automedicazione»
“Empowering self-care” è il nuovo manuale realizzato dall’International pharmaceutical federation (Fip), per fornire ai farmacisti una guida pratica alla promozione e gestione dell’automedicazione. Secondo la Fip, si tratta di un ambito nel quale i farmacisti di comunità possono assistere i cittadini-pazienti con grande competenza, sgravando così i sistemi sanitari nazionali. «Sostenere e responsabilizzare le persone a impegnarsi consapevolmente nell’automedicazione è una parte importante della pratica quotidiana dei farmacisti di tutto il mondo – si legge nel manuale -. L’ambito del self-care abbraccia l’intero spettro del benessere, dalla prevenzione delle malattie alla gestione dei sintomi e dei disturbi comuni fino alla consulenza su medicinali e dispositivi medici non soggetti a prescrizione, all’educazione alimentare e sulle pratiche igieniche. Inoltre, per promuovere l’equità sanitaria, è necessaria l’alfabetizzazione sanitaria e c’è un significativo spazio di miglioramento e ricerca in questo campo». Un uso corretto dell’automedicazione ha risvolti significativi anche in termini di risparmio di risorse sanitarie che possono essere riallocate in altri ambiti. «I paesi possono promuovere il self-care fornendo alle popolazioni servizi sanitari primari efficaci, efficienti e inclusivi, informazioni di qualità, cure preventive e complementari attraverso le farmacie comunitarie».
Le sei aree di self-care più comuni
La guida della Fip è suddivisa nelle sei principali aree per cui è più comune chiedere consiglio al farmacista e nelle quali l’automedicazione può essere una risposta efficace. Queste sono: mal di gola, disturbi gastrointestinali, dolori muscolo-scheletrici, febbre nei bambini, salute sessuale e disinfezione. Nelle intenzioni dell’International pharmaceutical federation, «il manuale mira a fornire al personale della farmacia una guida pertinente e concisa sul coaching di pratiche e approcci incentrati sulla persona per promuovere l’impegno nell’automedicazione. Discute inoltre le tendenze attuali e le strategie del self-care e ne esplora le implicazioni, le innovazioni e gli approcci adottati in molte aree di pratica. Mira infine a supportare e coinvolgere la forza lavoro delle farmacie nel superare le barriere e le sfide dell’automedicazione, esaminando la portata di tutti i suoi potenziali benefici, in particolare quelli che contribuiscono agli obiettivi di Universal health coverage (Uhc).
Farmacista in prima linea nell’educazione al self-care
Il primo ruolo chiave che un farmacista ha nel migliorare l’approccio delle popolazioni all’automedicazione è quello educativo-informativo. La Fip ribadisce ancora una volta quanto il contatto diretto e costante dei farmacisti con i pazienti rappresenti una risorsa unica, di cui solo questa categoria di professionisti gode, per trasferire ai cittadini le informazioni sanitarie essenziali a raggiungere un’educazione e una conoscenza di buon livello degli ambiti del self-care. Per conseguire questo obiettivo, secondo la Fip, occorre lavorare per «aumentare la quantità e la qualità delle informazioni sull’automedicazione a disposizione dei consumatori, educare e incentivare gli operatori sanitari a raccomandare prodotti e pratiche per la cura personale, accrescere le soluzioni sanitarie digitali in associazione con l’implementazione di team di assistenza multidisciplinare, forgiare un’alleanza più ampia di sostenitori del self-care per far sì che gli investimenti in quest’ambito si traducano in popolazioni più sane e costi inferiori, incoraggiare i governi a “collegare i punti”, garantendo politiche sanitarie più coerenti e quadri normativi attraverso la moltitudine di strategie, piani e programmi che riguardano il self-care».