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Distribuzione del farmaco, Martini (ReS): «Occorre una riforma normativa»

L’indagine conoscitiva sulla distribuzione dei farmaci, realizzata dalla Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, ha portato alla luce diversi punti critici legati al sistema di distribuzione diretta e per conto (Dpc), in vigore da diversi anni. Nello Martini, presidente della Fondazione Ricerca e Salute (ReS), in un’intervista pubblicata su FarmaciaVirtuale.it ha illustrato i principali risultati emersi. «Questa indagine – ha dichiarato – sta andando ben oltre l’esame dei canali distributivi del farmaco, perché riconsiderare la distribuzione significa inevitabilmente rivedere l’intera governance farmaceutica. La scelta di collocare un farmaco nella distribuzione diretta, in quella per conto, o tra i farmaci convenzionati implica una revisione di molti ambiti collaterali, quali i tetti di spesa, lo sforamento degli acquisti diretti, il payback, i prescrittori e così via». La materia è quindi molto complessa, ma è necessario affrontarla, sostiene Martini, anche per riportare il sistema a un’unitarietà nazionale. «Oggi – spiega il presidente della Federazione Res – accade troppo spesso che un farmaco sia distribuito in modo diverso da una Regione all’altra, creando forti disuguaglianze e disagi ai pazienti. Il sistema va quindi rivisto e uniformato».

«Un sistema oggi insostenibile»

L’attuale ripartizione tra distribuzione diretta e per conto è frutto di una decisione presa dalle autorità in un momento storico in cui il settore farmaceutico era molto diverso da oggi. Ma la realtà attuale lo rende, secondo Martini, un sistema non più sostenibile. «Negli anni Ottanta i farmaci erano chimici, non biotecnologici come quelli moderni. Il loro costo era quindi molto inferiore e aveva senso remunerare la farmacia con una percentuale sul prezzo del farmaco. Ma l’aumento del costo dei farmaci innovativi ha portato a un certo punto all’impossibilità di continuare a corrispondere quella percentuale. Si è passati così a inserire nella distribuzione diretta molti farmaci che, da allora, arrivano nella farmacia territoriale solo con la distribuzione per conto. Alla lunga però questo processo ha impoverito le farmacie, creando incongruenze nei tetti di spesa. Questo perché i medicinali in Dpc rientrano negli acquisti diretti, incrementandone la spesa e portando a un risparmio della farmacia convenzionata, che però non torna alla farmacia ma resta nelle disponibilità dei budget regionali. Si auspica, quindi, che l’indagine metta in luce questi squilibri e fornisca dati utili affinché si possano poi prendere provvedimenti legislativi per riportare equilibrio e omogeneità nella distribuzione del farmaco».

Distribuzione e remunerazione da rivedere

Secondo Martini, gli interventi utili a un ribilanciamento della distribuzione del farmaco sono anzitutto legati al ricollocamento di vari medicinali nella farmacia territoriale. «Farmaci in fascia A, usati per la cura di patologie croniche e prescritti dai medici di medicina generale – osserva Martini – devono tornare alla farmacia territoriale, perché non c’è alcun motivo perché non sia così. Oggi troviamo la maggior parte dei farmaci prescritti ai diabetici in distribuzione diretta o in Dpc. Alla farmacia restano solo i medicinali obsoleti. Questo sistema mette a rischio la credibilità della farmacia territoriale agli occhi del pubblico, minimizzando la professionalità del farmacista che si riduce a mero distributore di confezioni. Non si può più prescindere quindi da una riforma normativa, che riveda anche il meccanismo di remunerazione alla farmacia. Questo non può più basarsi sulla percentuale del prezzo ma ritengo necessaria la definizione di una quota fissa, una fee, per remunerare l’atto professionale del farmacista».

Il video dell’intervista

L’intervista integrale è disponibile a questo link