Value added medicines, nuovi e funzioni per i farmaci noti
Tre cluster e cinque domini per cominciare a tracciare un percorso tecnico-scientifico condiviso per conferire ad un principio attivo già noto ed eventualmente in commercio un “valore aggiunto” legato ad un nuovo posizionamento dei farmaci che lo contengono. Questo l’obiettivo de l’Expert Opinion “Il framework di valutazione delle Value added medicines (Vam)”, elaborato da un team multidisciplinare di esperti, con l’obiettivo di determinare criteri e parametri di valutazione del valore aggiunto di tali terapie presentato a Roma nel corso dell’evento “Il Valore aggiunto alla salute – Farmaci, salute e innovazione: le nuove frontiere delle Vam” organizzato da Egualia, che rappresenta in Italia le aziende le aziende impegnate nello sviluppo delle Value added medicines. Durante la pandemia diverse esperienze sono venute alla luce in questo ambito.
Molecole “già note” nella pratica clinica
Le Value added medicines (Vam) sono farmaci “off patent” basati su molecole note nella pratica clinica che, in funzione di modifiche quali estensione di indicazione, riformulazione o diversa combinazione e sviluppo di device associati, possono produrre un valore aggiunto per pazienti, clinici e istituzioni. Si tratta di un settore emergente in Europa, dove nei diversi Paesi si assiste ad una pluralità di approcci diversi nella valutazione delle eventuali evidenze associate al valore aggiunto delle Vam. In alcuni casi, nei processi di HTA, le aziende produttrici di farmaci a valore aggiunto, devono fornire le stesse evidenze che vengono richieste per i nuovi farmaci.
Vantaggi di impiego del medicinale
In Italia le Vam non possono accedere al label di innovatività perché il vantaggio nell’impiego del medicinale e una migliore accettabilità della terapia da parte dei pazienti non rientrano nei criteri a tal fine considerati. E non possono ottenere un premio di prezzo rispetto alle alternative terapeutiche esistenti – pur recando rispetto ad esse concreti e misurabili vantaggi – perché quest’ultimo viene concesso solo ai prodotti che presentano un accertato valore terapeutico aggiunto. Il documento presentato punta a colmare questo gap, individuando gli elementi di valore dell’innovazione incrementale, quali ad esempio la migliore aderenza al trattamento, le preferenze dei pazienti, l’aumento di qualità di vita, l’impatto organizzativo con possibili vantaggi per le famiglie, i caregiver, il sistema sanitario nel suo complesso.