Antibiotico-resistenza, pandemia silente da arginare. I dati del dossier Aifa
«La situazione italiana è critica sia per la diffusione dell’antibiotico-resistenza sia per il consumo degli antibiotici, rendendo pertanto urgenti le azioni di prevenzione e controllo». Sono le parole di Robert Giovanni Nisticò, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), a margine della pubblicazione del “Dossier Aifa antibiotico-resistenza” presentato il 18 novembre 2024. Come osservato da Nisticò «il trend è infatti di nuovo in crescita e così il consumo continua a essere sempre più superiore alla media europea, sia nel settore umano che veterinario, con una grande variabilità tra le regioni e con un ritorno nel 2022 ai valori registrati durante il periodo pre-pandemico. Nelle mappe europee relative alla distribuzione dei batteri resistenti in Europa, l’Italia detiene, insieme alla Grecia, il primato per diffusione di germi resistenti».
Epidemia silente che dipende da più fattori
Nisticò ha ricordato che «l’epidemia silente delle infezioni batterico-resistenti dipende da una molteplicità di fattori, non ultimo le difficoltà per l’industria ad investire ingenti risorse nella ricerca di nuovi antibiotici nella prospettiva di un loro uso più limitato nel tempo. Per questo occorre individuare strategie push and pull, spingendo la ricerca di base ma puntando anche su incentivi in campo regolatorio che consentano da un lato di semplificare, dall’altro di velocizzare i tempi di approvazione di nuovi antimicrobici in gradi di aggirare le resistenze batteriche. In questo senso un modello può essere quello della legge sugli orphan drug che ha stimolato la ricerca di farmaci per le malattie rare».
Ogni anno circa 12mila decessi legati a infezioni ospedaliere resistenti
Venendo ai dati del Dossier Aifa, disponibile in basso nella sezione “Documenti allegati” o sul portale Aifa, secondo l’ultimo rapporto di sorveglianza dell’European centre for disease prevention and control (ECDC) nel nostro Paese si verificano ogni anno circa 12mila decessi legati a infezioni ospedaliere resistenti agli antimicrobici, un terzo del totale europeo. Nel biennio 2022-2023, ben 430mila ricoverati hanno contratto un’infezione durante la degenza, l’8,2% del totale dei pazienti contro una media Ue del 6,5%. L’Italia si posiziona al secondo posto in Europa per l’uso di antibiotici, somministrati al 44,7% dei degenti contro una media europea del 33,7%. L’uso massiccio di antimicrobici favorisce la nascita di superbatteri resistenti agli stessi farmaci, innescando un circolo vizioso difficile da spezzare.
L’impatto sul Servizio sanitario nazionale in Italia
Nel Dossier Aifa è emerso che il consumo di antibiotici in Italia è aumentato del 6,3% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Quasi 4 persone su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico, con livelli più elevati al Sud (44,8%) rispetto al Nord (30,9%) e al Centro (39,9%). Queste differenze sollevano interrogativi sull’appropriatezza delle prescrizioni e dei consumi. L’impatto dell’Amr sul Servizio sanitario nazionale è notevole, con 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di queste infezioni e un costo che arriva a 2,4 miliardi di euro l’anno. Secondo la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), l’impatto di queste infezioni potrebbe essere ridotto del 30% attraverso una maggiore prevenzione negli ospedali e una riduzione dei consumi di antimicrobici. Si stima che tra le 135mila e le 210mila infezioni nosocomiali siano evitabili con maggiori accorgimenti igienici.