Antibiotico-resistenza, SIN: «40% delle morti neonatali causato da infezioni»
«Far fronte alla diffusione dei batteri antibiotico-resistenti è oggi una priorità assoluta che deve coinvolgere tutti: i sanitari, che gli antibiotici li prescrivono, ma anche il cittadino comune, che li assume spesso come automedicazione. Ci troviamo di fronte ad una minaccia grave per la salute mondiale». A lanciare l’ennesimo allarme sull’antibiotico-resistenza è la Società Italiana di Neonatologia, in occasione della World Antibiotic Awareness Week, con particolare riferimento ai danni in termini di vite umane che l’antibiotico-resistenza grava sui neonati.
Secondo la SIN infatti «in Italia il consumo di antibiotici è molto elevato, siamo al quinto posto in Europa e le percentuali di antibiotico-resistenza sono fra le alte». Problema che riguarderebbe non solo la somministrazione diretta dei farmaci per uso umano, ma anche la sicurezza alimentare. Secondo quanto riferito «il nostro Paese è ancora ai primi posti per la quantità di antimicrobici utilizzati negli animali per la produzione di carni per uso alimentare (Ministero Salute 2014)».
La Società Italiana di Neonatologia tira in ballo i dati sulla resistenza batterica e mortalità presentati nel report annuale sulla sorveglianza pubblicato dall’ECDC, «dall’ultimo report relativo all’anno 2016 emerge che oltre la metà (58.6%) degli isolati di Escherichia coli, il 34.5% di quelli di Klebsiella pneumoniae, il 33.9% di quelli di Pseudomonas aeruginosa e il 13.7% di quelli di Staphylococcus aureus è resistente ad almeno una delle classi di antibiotici a cui prima era sensibile».
Per questo motivo, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) esprime la propria preoccupazione, soprattutto per quanto attiene la condizione dei neonati. Essi infatti «sono biologicamente suscettibili alle infezioni perché l’immaturità del loro sistema immunitario li rende vulnerabili all’attacco di batteri: il 40% dei tre milioni di decessi neonatali ogni anno nel mondo è dovuto a infezioni». Anche in ambito della nascita prematura, in cui la situazione si complica. «I neonati pretermine – spiega la SIN – associano alla immaturità biologica la necessità di procedure e terapie molto invasive, che favoriscono l’ingresso di germi responsabili di infezioni ospedaliere generalizzate, molto gravi». Pertanto, «l’impiego di antibiotici come terapia o come prevenzione è abituale, per salvare la vita del neonato».
La SIN propone una possibile soluzione, come controrisposta alla tendenza all’aumento dell’antibiotico-resistenza, ovvero stimolare «una complicità fra Strutture e Organizzazioni volte alla cura dei pazienti». La Società ritiene tra le principali priorità quella di «fornire ai Neonatologi che operano, sia in Ospedale, sia sul territorio, gli strumenti per un utilizzo il più possibile corretto degli antibiotici, sulla base delle più aggiornate evidenze scientifiche fornite dalla letteratura internazionale, attraverso l’attuazione di politiche di stewardship antibiotica».