Anticoagulanti orali diretti, l’Ema avvia revisione
Gli “anticoagulanti diretti” sono farmaci assunti per via orale con il fine di prevenire la coagulazione del sangue in circostanze come la prevenzione del tromboembolismo venoso, in pazienti sottoposti ad intervento sostitutivo di anca o ginocchio, e per la prevenzione di ictus e formazione di coaguli in altri organi in pazienti con fibrillazione. Sono usati, tra gli altri casi, per il trattamento o la prevenzione di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare. Essi vengono commercializzati con i nomi commerciali di Eliquis (apixaban), Pradaxa (dabigatran etexilato) e Xarelto (rivaroxaban). Vengono definiti anticoagulanti ad azione “diretta” perché agiscono bloccando direttamente un fattore della coagulazione del sangue, rispetto ad altre molecole come il warfarin, che agiscono invece in maniera indiretta sui vari fattori di coagulazione.
L’Agenzia europea per i medicinali ha fatto sapere che sta esaminano i risultati di uno studio basato sull’analisi degli anticoagulanti orali diretti al fine di valutare l’eventuale rischio di sanguinamento maggiore di questi farmaci rispetto ad altri, quando usati per la prevenzione della coagulazione del sangue in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. A tal proposito, l’Agenzia sottolinea che «i risultati di questo studio mostrano differenze tra questi medicinali rispetto al rischio di sanguinamenti maggiori», oltre a sollevare «preoccupazioni sul livello di aderenza nella pratica clinica alle restrizioni, avvertenze speciali e precauzioni riportate nelle informazioni di prodotto di tali medicinali». Da qui, l’avvio della revisione, con lo scopo di «valutare se i risultati di questo studio hanno implicazioni sull’utilizzo di tali farmaci nella pratica clinica e se siano necessarie modifiche delle condizioni d’uso e delle attuali misure per ridurre al minimo il rischio di sanguinamento».