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Assistenza farmaceutica ed epilessia, i risultati di uno studio sul coinvolgimento dei farmacisti

Come è noto, lo scopo del trattamento farmacologico dell’epilessia è garantire una buona qualità di vita al paziente grazie al controllo delle crisi ricorrenti, minimizzando gli effetti collaterali. Per valutare la bontà della terapia vengono prese in considerazione severità e frequenza degli attacchi epilettici: si tratta di parametri facilmente misurabili e il cui monitoraggio costante consente di gestire al meglio la malattia.

Nel marzo 2021 l’Irish journal of medical science, rivista medica edita da Springer, ha pubblicato lo studio condotto da Unyime Israel Eshiet et al., afferenti ai dipartimenti di Farmacia clinica, Biofarmacia e Gestione della farmacia delle Università di Uyo e di Nsukka, Nigeria, che si poneva l’obiettivo di valutare l’impatto dei servizi di assistenza farmaceutica sui risultati clinici dell’epilessia. Nello stato africano il disturbo è stigmatizzato a causa di particolari credenze culturali e religiose locali e il sistema sanitario è caratterizzato da infrastrutture scadenti, investimenti insufficienti, personale scarso e poco formato in materia. Il risultato è che meno del 50% della popolazione epilettica riceve assistenza clinica adeguata.

Il ruolo del farmacista nel corso degli anni si è evoluto con un progressivo coinvolgimento in attività che vanno oltre la dispensazione dei medicinali e implicano una serie di responsabilità aggiuntive, tra cui assistenza e consulenza al paziente, educazione sanitaria, controllo della farmacoterapia e conseguenti riduzione degli effetti indesiderati e miglioramento dell’aderenza alle terapie. La partecipazione della figura del farmacista all’assistenza farmaceutica rappresenta un’opportunità per stabilire stretti rapporti di collaborazione con altri professionisti sanitari, medici in primis.

Nell’ambito dell’epilessia, numerosi studi precedenti avevano dimostrato l’impatto positivo degli interventi clinici condotti da farmacisti sul miglioramento dello stato di salute e benessere nei pazienti presi in carico. Al di fuori dello studio in oggetto, non ci sono prove documentate del coinvolgimento dei farmacisti nella fornitura di assistenza specializzata ai pazienti epilettici nigeriani.

Il team di ricercatori ha portato avanti uno studio randomizzato controllato in due dei principali centri di riferimento del paese per il trattamento dell’epilessia. Sono stati selezionati pazienti già in cura presso queste strutture ospedaliere, arruolati nel corso di visite di routine e seguiti in un periodo di follow-up della durata di sei mesi.

Al momento del reclutamento, ogni paziente giudicato idoneo veniva assegnato in modo casuale al gruppo Usual care (Uc) o Pharmaceutical care (Pc). I pazienti Uc ricevevano un tipo di assistenza convenzionale, mentre al gruppo Pc oltre all’assistenza di base era erogata assistenza farmaceutica.

Gli interventi dei farmacisti includevano servizi di consulenza e di formazione dei pazienti, che li aiutassero ad adottare comportamenti virtuosi e a gestire la malattia in maniera attiva e consapevole. A tre e sei mesi dall’inizio dell’analisi, tra i pazienti del gruppo Pc sono state registrate una frequenza e una severità delle crisi significativamente più basse rispetto al gruppo Uc, a dimostrare l’efficacia degli interventi di assistenza farmaceutica condotti dai farmacisti clinici. I ricercatori invitano a una riflessione sull’insufficiente coinvolgimento dei farmacisti nell’assistenza specializzata al paziente con epilessia, dovuto anche alla frequente mancanza di remunerazione per i servizi forniti. Auspicano quindi che in futuro si possa arrivare alla loro inclusione in team multidisciplinari, a fronte di documentati vantaggi terapeutici.