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Cos’è il valore nell’assistenza sanitaria? L’opinione di un ricercatore di Harvard

Risale al dicembre 2010, ma il punto di vista di Michael Porter sulla definizione di valore in ambito sanitario è quanto mai attuale. Il ricercatore della Harvard Business School ha pubblicato il suo pensiero sul New England Journal of Medicine, rivista scientifica edita dalla Massachusetts Medical Society, partendo dall’assunto che, qualsiasi campo si consideri, il miglioramento delle prestazioni dipenda dalla condivisione di un obiettivo che unisca gli interessi di tutti gli stakeholder. Nell’area sanitaria le parti interessate hanno però numerosi obiettivi e la mancanza di chiarezza sui traguardi da raggiungere conduce ad approcci divergenti ai problemi, con un lento miglioramento delle performance. L’intento generale dei sistemi sanitari dovrebbe diventare il raggiungimento di un valore elevato per il paziente, definito da Porter come l’insieme degli effetti positivi sulla salute ottenuti per ogni dollaro investito.

La chiave per guidare il progresso in sanità è una misurazione rigorosa del valore, utilizzando come metrica i risultati raggiunti, anziché il volume dei servizi erogati. La riduzione dei costi fine a sé stessa, senza porre attenzione ai risultati ottenuti, è un processo pericoloso e autodistruttivo, che porta a risparmi ingannevoli e pone dei limiti a cure potenzialmente efficaci. Per chiarire il concetto di valore, il ricercatore immagina un’equazione in cui al numeratore compaiano i risultati, condizione-specifici e multidimensionali, e al denominatore figurino i costi dell’intero ciclo di cure per una determinata condizione medica, non di un singolo servizio. Per ridurre i costi, dunque, occorre spendere di più per alcuni servizi così da abbassare la probabilità di ricorrere ad altri.

Misurare e confrontare i risultati sono gli step più importanti per perfezionare rapidamente gli effetti delle cure e indirizzare le scelte nella giusta direzione al fine di ridimensionare i costi. Per spiegare la sua idea, l’autore dispone i risultati di una qualsiasi condizione clinica all’interno di una struttura gerarchica composta da tre livelli, in cui quello più alto è il più importante e ciascuno è a sua volta suddiviso in due gradi. Il livello 1 corrisponde allo stato di salute che si è raggiunto o, nel caso di patologie degenerative, che si è riusciti a mantenere. Il primo grado è rappresentato dalla sopravvivenza, il secondo comprende la condizione di salute o di recupero raggiunto o mantenuto ad uno stato stazionario, per esempio il periodo di remissione della malattia.

I risultati del livello 2 sono legati al concetto di ripresa. Il primo grado include il tempo necessario per recuperare una funzione dopo la malattia o per raggiungere la migliore condizione possibile. Il secondo grado comprende le disfunzioni del processo di cura, come complicanze, errori terapeutici e relative conseguenze. Il livello 3 è definito come la sostenibilità della salute. Il primo grado racchiude le recidive della malattia originaria o le complicanze, il secondo nuovi problemi di salute subentrati come conseguenza di una terapia. Per Porter la rendicontazione pubblica degli esiti di queste misurazioni ha la funzione di accelerare l’innovazione, motivando gli attori coinvolti ad andare verso un continuo miglioramento del proprio operato.