Distribuzione farmaci, la Dpc verso il tramonto?
Difficoltà di accesso alle strutture centrali da parte dei pazienti, ma anche disparità dei costi distributivi per Regione e disomogeneità dei servizi erogati al cittadino accendono i riflettori sulla necessità di tornare a un sistema basato sull’esclusiva distribuzione dei farmaci in sola convenzionata, perlomeno per quei medicinali che non richiedono particolari modalità di somministrazione e che, quindi, resterebbero in Distribuzione Diretta. È quanto emerge da molti degli interventi tenuti nei mesi scorsi nell’ambito di alcune audizioni in Commissione Affari Sociali, con riferimento ad un’indagine conoscitiva sulla distribuzione diretta dei farmaci da parte delle strutture pubbliche e di distribuzione per conto nelle farmacie. Tra gli auditi ci sono stati i vertici di Fimmg, Federfarma, ADF, Fondazione ReS.
Distribuzione diretta solo in ambito ospedaliero
Dalle Audizioni è emersa la linea secondo cui la distribuzione diretta andrebbe adottata prevalentemente in concomitanza con accesso/dimissione ospedaliera, oppure in caso di particolari modalità di somministrazione. Quanto al controllo clinico e distributivo, il dr Nello Martini, Presidente della Fondazione ReS, nel suo intervento ha evidenziato che la distribuzione diretta dovrebbe confluire «tramite la piattaforma Aifa dei Registri di monitoraggio per singolo paziente (scheda di arruolamento paziente, scheda di distribuzione del farmaco, scheda di follow-up, scheda di fine trattamento)».
Onorario per confezione e percentuale sul prezzo
Quanto alla Distribuzione per conto (Dpc), sempre per rispondere ai criteri di equità di accesso e di prossimità, molti tra gli auditi hanno evidenziato come i farmaci in Dpc classificati in classe A e prescrivibili dal Mmg, al fine di favorire la assistenza di prossimità, dovrebbero essere distribuiti nell’ambito della farmaceutica convenzionata, applicando delle nuove modalità di remunerazione della farmacia basate sulla attribuzione di una fee (onorario per confezione) e con una percentuale marginale sul prezzo, in modo da mantenere l’equilibrio economico complessivo, senza aggravi rispetto alla situazione esistente. La Fondazione ReS, ad esempio, ha evidenziato che «la finalità di queste proposte è quella di superare le disuguaglianze di accesso e le differenze per i pazienti, attualmente esistenti tra le varie Regioni». Dunque, alla luce di quanto evidenziato «la Dpc non può rappresentare il futuro delle farmacie aperte al pubblico, in quanto un suo impiego allargato porterebbe a una ulteriore de-professionalizzazione delle farmacie, relegandole a un ruolo di distribuzione terzista».
Per guardare le audizioni integrali:
Audizione su distribuzione farmaci – Video 1
Audizione su distribuzione farmaci – Video 2