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Gestione delle malattie infiammatorie intestinali: il ruolo dei farmacisti

La gestione dei pazienti affetti da patologie croniche, in particolare da malattie infiammatorie intestinali (Ibd, dall’inglese Inflammatory bowel disease), richiede un approccio multiforme. Per dimostrare i vantaggi che deriverebbero dall’intervento dei farmacisti, ricercatori delle facoltà di medicina di Newcastle e Brisbane hanno condotto una revisione sistematica degli articoli che riportavano informazioni sugli interventi di assistenza primaria da parte di questi professionisti nell’asma e nel diabete di tipo 2. Lo studio è stato pubblicato il 2 novembre 2020 sulla rivista scientifica Pharmacy.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce le patologie croniche come malattie di lunga durata e generalmente a lenta progressione. Ciò spesso si traduce in ridotta qualità della vita e scarso benessere mentale. Le malattie infiammatorie intestinali sono un gruppo di patologie croniche che includono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, vengono solitamente diagnosticate all’inizio dell’età adulta e sono associate a dolore cronico e ad un progressivo peggioramento della sintomatologia.

Per gestire in maniera efficace le patologie croniche in generale è necessario un approccio olistico, con lo scopo di ridurre morbilità e mortalità attraverso la collaborazione multidisciplinare tra le diverse figure professionali che operano in ambito sanitario. Le Ibd sono trattate principalmente dagli specialisti in gastroenterologia. Molti dei servizi chiave sono accessibili solo attraverso strutture di assistenza secondaria o terziaria. Prima della revisione sistematica effettuata dai ricercatori australiani, non esistevano studi che valutassero l’impatto dell’intervento dei farmacisti nella gestione delle Ibd in termini di assistenza primaria e prevenzione.

Con la revisione in oggetto, sono stati esaminati gli interventi forniti dai farmacisti nella gestione del diabete di tipo 2 e dell’asma, dimostrandone i vantaggi attraverso risultati misurabili da un punto di vista clinico, umano ed economico. Inizialmente è stata condotta una ricerca sistematica per identificare gli articoli che riportavano studi relativi ad interventi da parte di farmacisti nella gestione delle due patologie croniche, consultando sette database. L’analisi è stata portata avanti tra il settembre 2018 e il novembre 2019.

Nella ricerca sono stati inclusi trentasette studi, successivamente raggruppati sulla base di quattro tipologie di intervento: educazione/consulenza, gestione della terapia farmacologica, monitoraggio/follow-up e screening/prevenzione del rischio. L’attività di educazione sanitaria sommata al consiglio è risultata essere la principale categoria di intervento messa in atto dai farmacisti.

Numerosi studi avevano in precedenza sottolineato l’importanza di un’immunizzazione adeguata, di un supporto psicologico, della prevenzione di tumori cutanei e dell’osteoporosi nei pazienti affetti da Ibd. I servizi vaccinali, forniti dai farmacisti in tredici paesi, rappresentano secondo gli autori un buon esempio di servizio di prevenzione che potrebbe essere delegato a farmacisti adeguatamente formati.

Dall’analisi degli studi inclusi nella ricerca, è emerso come un’informazione appropriata attraverso operatori sanitari preparati quali sono i farmacisti sia fondamentale per il paziente per poter fare scelte consapevoli e partecipare attivamente ai processi decisionali che riguardano la sua salute. Una migliore comprensione della terapia e degli stili di vita da adottare si è inoltre rivelata utile al fine di incrementare la compliance, evitando così le ricadute e aumentando il livello di soddisfazione del paziente, con effetti positivi sulla qualità della vita.