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Non aderenza alle terapie, studio evidenzia le possibili conseguenze

Qual è la relazione tra la non-aderenza alle terapie indicate ai pazienti e le reazioni avverse, con particolare riferimento alla popolazione più anziana? A fornire una risposta scientifica è uno studio pubblicato dalla British Pharmacological Society e curato da un gruppo di ricercatori della divisione di scienze sanitarie del Royal College of Surgeons e della Scuola di psicologia del Trinity College, entrambe con sede a Dublino, in Irlanda.

L’analisi – intitolata “The association between medication non‐adherence and adverse health outcomes in ageing populations: A systematic review and meta‐analysis”, ha puntato ad ottenere, «tramite una review sistematica ed una meta-analisi, una sintesi delle prove dell’esistenza di tale relazione, in una popolazione di pazienti di età superiore ai 50 anni». Il metodo scelto è stato quello della ricerca in «sette database aggiornati fino al mese di febbraio del 2019, contenenti studi osservazionali che avessero misurato la non-aderenza quale fattore di predizione di reazioni indesiderate, tenendo conto di ricoveri, visite al pronto soccorso e presso medici specialisti o di base, fino ai casi di decessi e di compromissione della qualità della vita».

I risultati indicano che «66 studi sono stati identificati per effettuare la sintesi qualitativa. Di questi, 11 sono stati considerati utili per la meta-analisi». In particolare quest’ultima ha individuato «una significativa associazione tra la mancanza di aderenza alle cure e l’insieme delle diverse cause di ricovero ospedaliero». Il gruppo di ricerca è giunto quindi alla stessa conclusione anche in merito alla relazione tra non-aderenza e visite presso il pronto soccorso. La conclusione alla quale è giunto lo studio, pertanto, è che «la mancanza di aderenza può essere significativamente associata non solo ai ricoveri ospedalieri ma anche ai decessi nella popolazione anziana. Per questo essa dovrebbe essere monitorata anche al fine di minimizzare il ricorso agli ospedali, migliorare i risultati clinici e ridurre i costi sanitari».